sabato 16 luglio 2011

15 ( Japan 2011 ) The Red Crypticism

C'è qualcosa di misterioso, di ancestrale in Fushimi-Inari qualcosa che trascende l'immediata comprensione.



Fushimi-Inari è forse l'esperienza, poichè non è un santuario, un tempio, un sito turistico, ma un'esperienza, più profondamente interiorizzante che ho vissuto qui in Giappone.


Arrivo abbastanza presto a Kyoto (parlerò domani e a lungo di cosa penso di Kyoto) e mi rinfresco la memoria su che linea dovessi prendere per recarmi al Fushimi-Inari, la Nara Line, seconda fermata, si perchè il santuario shintoista si trova fuori Kyoto, vivaddio.

Arrivo alla fermata di Inari e inizio la scalata, al millenario santuario Shintoista di Fushimi-Inari è un lungo percorso che si dipana attraverso una collina circondata da un sentiero a forma di anello lungo 4km interamente ricoperto da migliaia e migliaia Torii rossi.




Il dio a cui è dedicato è il dio shintoista Inari della prosperità e del successo, il suo messaggero è la volpe che porta sulla bocca la chiave del granaio e quindi della prosperità, ma dicono che bisogna fare attenzione a rivolgerne le preghiere poichè Inari è un Dio che chiede oltre dare e c'è chi lo teme più di quanto lo veneri.



L'ingresso è libero, come in tutti i santuari shintoisti non vi è un altare, vi sono bensì molteplici altari (centinaia in questo caso) che dal più piccolo al più grosso si dipanano lungo tutta la trama dell'anello.




Si inizia il percorso con un sentiero dritto, qui i Torri sono piccoli, bassi, poi inizia il percorso vero e proprio, dalla stazione di posta, già in alto, dove ci può rilassare e rinfocillare vedendo Kyoto piccola, lontana, inizia l'anello e qui inizia la vera ascesi.

Ci sono momenti, anzi spesso si è soli nel percorso dei 4km ad anello su per la collina, la scala è irta, a volte si è spaventati in mezzo alla foresta selvaggia, lungo il corridoio scarlatto, dove si sentono solo i rumori della natura ed il battere del proprio cuore.

Poi si giunge alla vetta e la discesa è un'illuminazione, si passa attraverso la vegetazione pura, incontaminata, si è soli con i propri pensieri e quello che ci insegna il percorso, quello che ci porta l'esperienza dell'ascesi e del ritorno.

Si intervallano stazioni di posta dove vengono offerti ai pellegrini un banco dove sedersi e dell'acqua per rinfrescarsi, ma si è tutti silenziosi, stanchi, rapiti e lontano risuona il canto del sutra e le preghiere dei questuanti.




Si ritorna alla stazione di posta ai piedi dell'anello in qualche modo arricchiti, fieri della scalata e della ridiscesa e forti di quello che l'esperienza ci ha insegnato, per quanto criptica è un qualcosa di potente che ti tocca e ti rimane e sai già che ti mancherà respirarne, assorbirne l'ancestrale forza.


Goodnight Red Foxes

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