ATTENZIONE! Le immagini che vedrete sono vere, vero sangue e vera morte!
Ci si siede tutti guidati dalle hostess su freddi e duri scalini di marmo, di fronte il cerchio di sabbia (arena significa sabbia) su cui vengono tracciati con il gesso due cerchi.
La sabbia è oro, pura, intatta per ora, il cielo è terso, il sole al tramonto ha reso luminosa l'arena.
Allo scoccar del momento, precisi, ineluttabilmente inizia la corrida, le regole sono quelle classiche, 6 tori, 3 toreri, 3 cuadrillas.
Entrano prima gli alfieri a cavallo, dal pennacchio rosso e giallo, si presentano le cuadrillas capitanate dai loro toreri, poi tutto tace, l'arena si svuota e compare il toro.
E' enorme, gigantesco, sono nella terza fila, vicinissimo e mi sembra di toccarlo allungando il braccio, è una bestia infuriata, forse intuisce, forse no, gira a destra, a sinistra per l'arena in cerca di un'uscita, nella sabbia imprime le sue orme possenti.
Per 4 anni è stato allevato nei pascoli migliori della Spagna, è stato nutrito e cresciuto per questo momento, per l'arena, per la danza della morte, per una fine gloriosa nella sabbia caliente.
La Lay Taurina stabilisce la natura della danza, per primo entrano i capote, dal nome del grosso drappo rosa e si muovono per far stancare il toro e per far capire al torero che tipo di danza il toro vuole compiere.
Poi entrano i picadores, in groppa a bardati cavalli e con lunghe picche di legno dalla punta larga infilzano per almeno due volte, potentemente, il toro sulla schiena, mentre questo con un impatto devastante carica il picadores ed il suo cavallo che par li debba sventrare.
L'impatto della picca che penetra nella carne del toro eccheggia nell'arena, il sangue sgorga copioso dalle ferite e il suo odore, misto alla sabbia su cui cade a pozze permea l'aria.
E' il turno dei Banderilleros, tre, che devono conficcare le banderillas, piccole aste dalla punta ad uncino nella schiena ferita del toro, per farlo infuriare e provocandone la perdita di sangue per farlo stancare.
Le banderillas conficcate devono essere 6, non una di più, non una di meno, se una non viene conficcata, allora il banderilleros deve riprovarci.
L'arte, perchè di arte si tratta, di infilare due aste uncinate ad un toro in corsa che ti carica diretto lascia il respiro sospeso, la bocca aperta e l'animo pieno di ammirazione per questi uomini che armati di sole due piccole lancie affrontano a viso aperto la bestia in carica, piantando con forza inaudita i loro arpioni nella schiena del toro, con uno schiocco tale che ti rimbomba nelle orecchie a lungo.
La schiena del toro, bardata di 6 banderillas e bucata dalle picche è rossa di sangue, sgorga copioso e riluce di vermigli riflessi al sole morente.
E così entra il torero, saluta la folla, lancia il capello in segno di sfida e mostra il suo drappo rosso al toro, tenuto aperto da un asta di legno e dalla sua sciabola.
Ed inizia la danza, che ti rapisce, ti ammalia, ti strega, sei concentrato in quei movimenti di letale armonia dove uomo e bestia, dove agilità e potenza, si fondono in una danza, circolare di vita e di morte, il torero è ad un respiro dal toro, vicinissimo e si fondono insieme quando danzano e la cosa più sorprendente e quel piccolo uomo, di fronte alla bestia che fermando il suo drappo, posa la mano sulla sua testa e tutto si ferma, in quel gesto alla fine della danza c'è la vittoria dell'uomo sulla bestia, dell'agilità sulla potenza, dell'abilità, e dell'intelligenza sull'istinto dell'animale.
Finito di danzare è tempo di morire.
Il torero si avvicina al bordo dell'arena e prende la sciabola con cui, con un solo colpo netto, deciso, risolutore alla base del cranio dovrà uccidere il toro.
Su 6 tori solo uno ci è riuscito con un solo, letale colpo, affondando la sciabola fino all'elsa e l'arena tremò.
Quando è il momento il torero pone il drappo dietro di se, punta con la sciabola il collo del toro, tenendola alta e dritta all'altezza del suo viso e insieme uomo e bestia caricano e il torero affonda la sua lama uccidendo così la bestia, che stramazza al suolo, vinta, battuta, morta.
Vera morte, non c'è filtro televisivo, non c'è realtà percepita, questa è vera morte, di fronte a te vi è una rappresentazione della tragedia della morte, della dignità e dell'onore della lotta, non vi è ipocrisia, non vi è filtro alcuno, vi è la realtà, vi è l'arena, vi è il sangue, vi è la tragedia della morte in tutto il suo pieno, potente, assoluto, naturale a autentico realismo.
Cosi al sesto toro, la sabbia ormai rossa, il drappo pesante del sangue, la sciabola di argento vermiglio saldamente conficcata nel toro, sotto un manto di stelle finisce la danza.
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